Nell’International Year of Glass il mondo del vetro reagisce alla crisi energetica attraverso un nuovo festival dedicato al vetro artistico e al vetro industriale, frutto di un eccezionale gemellaggio tra Venezia e Milano
Il 2022 è stato scelto dalle Nazioni Unite per celebrare il vetro a livello mondiale e, si sa, l’Italia è un Paese di artigiani: Venezia è la culla del vetro artistico, Milano ospita il primato del vetro industriale.
Per questo motivo, le due città simbolo stanno organizzando The Italian Glass Weeks: la prima manifestazione internazionale, in Italia – nata dalla fusione di Vision Milan Glass Week e di The Venice Glass Week – dedicata al vetro artistico e industriale. Nel capoluogo lombardo avrà luogo dal 10 al 18 settembre 2022; sull’isola italiana più romantica, dal 17 al 25 settembre 2022.
Oltre 250 eventi e 150 partecipanti, quali musei, istituzioni, aziende, artisti e designer, connazionali e provenienti dall’estero.
Quindici giorni di eventi o progetti come mostre, installazioni, conferenze, visite guidate e, pensando anche ai più piccoli, laboratori e dimostrazioni.
The Italian Glass Weeks non è un festival pensato solamente come attrazione per turisti e appassionati, ma arriva dopo un lungo periodo di pandemia e cerca di rinvigorire le attività veneziane e milanesi dalle difficoltà imposte dal Covid-19. Gli equilibri ribaltati, le libertà negate e, soprattutto, un’economia che si è dovuta rimboccare le maniche e inventare un mondo nuovo per sopravvivere. Una delle più grandi cause, già esistente e rafforzata dal coronavirus, ha inondato la laguna veneziana come uno tsunami in piena forza: la crisi energetica. Ha messo in ginocchio l’industria vetraria di Murano, patria della lavorazione del vetro, un’arte secolare e simbolo di tradizione dal 1300.

I maestri muranesi stanno affrontando il loro peggior nemico: il rincaro del prezzo del gas, aumentato a causa del costo delle materie prime e dallo scoppio della guerra Russia-Ucraina nel febbraio 2022. Considerando che il 30% della risorsa proviene da Mosca e che il rincaro delle bollette ha colpito gli italiani come conseguenza del conflitto, ha iniziato a calare il buio sui fuochi delle fornaci. Facciamo un passo indietro: i forni sono attivi tutti i giorni dell’anno perché le spese da sostenere per l’accessione e lo spegnimento sono superiori al mantenerli in funzione quotidianamente, date le temperature che vengono raggiunte. Assistere allo spegnimento, quindi, significa che il costo del gas è troppo alto da non permettere la storica e abituale lavorazione del vetro. I rincari bollette, però, hanno colpito anche il settore industriale. Il tallone d’Achille per il settore è l’ingente, quasi totale, quantità di gas importato per far funzionare la macchina produttrice. Secondo i dati di Confindustria Energia, nel 2018 l’energia gassosa importata è stata pari al 93% e, con il passare degli anni, la percentuale non è andata a diminuire. Oggi, un’economia in ginocchio: così come per le fornaci veneziane, anche i forni industriali sono accesi 24 ore su 24, sette giorni su sette, ad una temperatura di 1.600 gradi Celsius. Anche per il settore dell’industria, abbassare la saracinesca, significherebbe causare dei danni irreversibili: con circa 60mila mani impiegate e per volumi di produzione realizzati, l’Italia è niente meno che seconda a livello europeo.

Un aspetto fondamentale da considerare, inoltre, è l’impatto che la filiera produttiva dà alle performance italiane nell’economia circolare: quasi l’80% di vetro riciclato viene utilizzato nelle vetrerie e, di conseguenza, c’è un risparmio di materie prime ed energie. Infatti, se raccolto e differenziato, il vetro può essere riciclato un numero di volte infinito, senza andare a modificare o intaccare la buona riuscita qualitativa del prodotto finale. In Italia, nel 2019, il 77,3% del vetro raccolto ha acquisito nuova vita, facendo salire il nostro Paese fra i più virtuosi in Europa per l’impegno in un’economia circolare. E il tema della sostenibilità, di una ripartenza green post-Covid19 è risultata una prerogativa fondamentale per nove individui su 10, secondo quanto riporta un sondaggio effettuato dal World Economic Forum: il 72% si aspetta una trasformazione nel proprio stile di vita. Non a caso, le Nazioni Unite, oltre a dichiarare il 2022 come l’anno del vetro, hanno inserito la sostenibilità come obiettivo da raggiungere nell’Agenda 2030.

Un fil rouge, forse meglio definirlo un circolo vizioso, che collega inevitabilmente le difficoltà imposte dal rincaro prezzi, lo stop di fornaci e industrie non appena l’emergenza sanitaria sembrava permettere la rinascita, al rallentamento di un processo di ripresa economica e sostenibilità necessario per salvaguardare, nel nostro piccolo, le realtà che, quotidianamente, guardiamo con stupore. Da turisti, appassionati o viaggiatori di passaggio, ci soffermiamo mai a capire come vengano realizzate le opere esposte dietro i vetri lucidi e riflettenti dei negozi? Quando compriamo, ad esempio, una bottiglia d’acqua in vetro, la preferiamo alla plastica perché conosciamo lo scopo ultimo o “solamente” per il gusto? Ecco, dietro a quelle vetrine, a quelle etichette stampate e attaccate su bottiglie in vetro, c’è il settore che, da un lato, è segnato da una delle più affascinanti tradizioni centenarie artistiche veneziane, dall’altro, è il motore italiano ed europeo di un’economia circolare e sostenibile. Dietro a tutto questo, c’è The Italian Glass Weeks: un’occasione per ripartire, per mostrare ciò che l’Italia, i nostri artigiani e lavoratori, creano ogni giorno; per essere curiosi e affascinati, ma anche riconoscenti. Due settimane per mostrare a grandi e piccini i segreti del vetro, avvolti nell’atmosfera metropolitana di Milano o accolti dalla magia della Serenissima.
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