Fino al 26 febbraio 2023 all’Hangar Bicocca una retrospettiva sulla ricerca spaziale e architettonica di Nauman. Le sue ossessioni prendono forma tra paesaggi sonori e luminosi
Quarant’anni di ricerca in trenta opere di Bruce Nauman (1941, Fort Wayne, Indiana, Stati Uniti) in un’ampia raccolta antologica di corridoi, stanze e installazioni neon ospiti per la prima volta nelle maestose navate (ma anche di libreria e spazi esterni) dell’Hangar Bicocca. Neons Corridors Rooms è un viaggio dentro la dimensione più innovativa della pratica dell’artista, organizzata insieme alla Tate Modern di Londra e allo Stedelijk Museum di Amsterdam, dove ha già fatto tappa, e curata da Roberta Tenconi e Vicente Todolí, con Andrea Lissoni, Nicholas Serota, tra i massimi esperti di Nauman, Leontine Coelewij, Martijn van Nieuwenhuyzen e Katy Wan.
Attraversare i corridoi di Nauman significa avventurarsi nell’esperienza fisica autentica, oltrepassare spazi angusti e claustrofobici, labirinti costellati da strutture modellate con diversi esiti formali – dimensioni sensoriale ispirate alle ricerche nell’ambito della psicologia della percezione e della Gestalt- superando l’idea di opera d’arte come elemento da fruire esclusivamente attraverso la vista. Come nel caso dell’opera Left or Standing, Standing or Left Standing (1971/1999) composta da un corpo esterno rettangolare che ne ingloba uno di pianta trapezoidale, immerso in un’intensa luce gialla.

Nei corridors si attraversano vuoti e silenzi, luci abbacinanti, telecamere e monitor che riprendono le immagini degli spettatori, evocando opere celebri come Walk with Contrapposto (1968) il video mostra l’artista camminare all’interno di un corridoio dell’ampiezza di soli 50 centimetri costruito appositamente nel suo studio, sperimentando l’uso delle immagini in movimento che accompagnerà le riflessioni di molti lavori degli anni successivi.
Sono dimensioni che sanno essere, allo stesso tempo, quotidiane e surreale, a tratti incredibilmente disturbanti; come in Double Steel Cage Piece (1974), due gabbie di metallo poste una dentro l’altra, da percorrere strisciando nello stretto spazio tra le due strutture, arrivando al niente, visto che la stanza interna non è accessibile.
Seguendo l’invito a muoversi questi luoghi innaturali, a sperimentare la reazione corpo all’interno degli spazi concepiti per generare esperienze fisiche e mentali, dove il visitatore si mette alla prova in un’esperienza del tutto simile alle performance stesse di Nauman.
Come nel caso di Kassel Corridor: Elliptical Space, il tunnel formato da due pareti curve creato a quinta edizione di documenta a Kassel accessibile, secondo le indicazioni dell’artista, su prenotazione, da una persona alla volta in possesso dell’unica chiave per aprire e chiudere alle sue spalle la porta del corridoio per vivere (e volendo, a nascondersi) nell’opera per un’ora.

Unitamente ai Corridors trovano spazio i avori più iconici di Nauman, in prestito da raccolte pubbliche e private internazionali. Tra questi Raw Materials, un vero e proprio paesaggio sonoro, realizzato nel 2004 per la Turbine Hall della Tate Modern di Londra, che porta la mostra sin fuori il perimentro dell’hangar.
O ancora, l’installazione ambientale che occupa il Cubo MAPPING THE STUDIO II with color shift, flip, flop, & flip/flop (Fat Chance John Cage) del 2001 dove Nauman traspone virtualmente il suo studio, spazio di lavoro e creazione in New Mexico, attraverso sette grandi proiezioni che riproducono simultaneamente le “attività” che avvengono di notte. Un omaggio alla casualità, all’indeterminatezza, alla durata soggettiva del tempo, al silenzio, non ultimo al musicista americano John Cage (1912 – 1992), mentore di Nauman, che fondava su questi concetti la creazione delle sue composizioni sonore e musicali.

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