Il Museo di Palazzo Grimani a Venezia ricorda la prima fotografa dell’agenzia parigina Magnum attraverso 200 scatti, dedicati alla laguna e ai suoi reportage più famosi
Ci sono bambine di ritorno da scuola con le cartelle sottobraccio, giovani uomini che scaricano il pesce al mercato di Rialto, donne che cuciono sull’uscio di casa e coppie eleganti che aspettano di salire in gondola nelle oltre 80 fotografie dedicate al rapporto tra la celebre fotografa Inge Morath (Graz 1923 – New York 2002) e Venezia e visibili, fino al 4 giugno 2023, nella mostra Inge Morath. Fotografare da Venezia in poi al Museo di Palazzo Grimani.
La carriera di Morath iniziò inaspettatamente proprio in laguna durante il suo viaggio di nozze nel novembre 1951: Morath non aveva dimestichezza diretta con la fotografia, ma all’epoca collaborava con la celebre Agenzia Magnum Photos come collaboratrice redazionale. Si occupava infatti, anche grazie alla sua conoscenza delle lingue (parlava correttamente inglese, tedesco, francese, spagnolo, rumeno, russo e mandarino), della realizzazione delle didascalie che accompagnavano le immagini dei suoi colleghi fotografi quali Henri Cartier-Bresson, David Seymour, George Rodger e Robert Capa.

E fu proprio Robert Capa, suo responsabile, a convincerla a scattare qualche foto di quella Venezia che tanto l’aveva colpita: “Ero tutta eccitata” ha raccontato poi Inge Morath “Sono andata nel luogo in cui volevo scattare le mie fotografie e mi sono fermata: un angolo di strada dove la gente passava in un modo che mi sembrava interessante. Ho regolato la fotocamera e ho premuto il pulsante di scatto non appena ho visto che tutto era esattamente come volevo. È stata come una rivelazione. Realizzare in un istante qualcosa che mi era rimasto dentro per così tanto tempo, catturandolo nel momento in cui aveva assunto la forma che sentivo giusta. Dopo di che, non c’è stato più modo di fermarmi”.
Nel 1955 la Morath, prima donna a entrare nella scuderia Magnum, otterrà l’incarico di realizzare un reportage a Venezia per conto de L’Oeil, rivista d’arte che aveva scelto di corredare con scorci veneziani un reportage della scrittrice americana Mary McCarthy. Un matrimonio, quello tra la Morath e Venezia, destinato a durare per sempre: “il mio divertimento maggiore era quello di sedermi alla Scuola degli Schiavoni ed immergermi nelle opere di Carpaccio, quasi sempre da sola. O passare il tempo in compagnia del Tiepolo, era la fine del mondo. La sera i miei piedi erano stanchi e anche nel sonno mi trovavo ancora a camminare su innumerevoli ponti, le onde dei canali come pietrificate”.
Inge Morath è riuscita a ritagliarsi un ruolo in un ambiente che fino ad allora era dominato dagli uomini: una donna che ha sempre viaggiato con la macchina fotografica e che, prima di ogni reportage, studiava a fondo la cultura del Paese che avrebbe visitato.
A corredo degli scatti dedicati a Venezia, Inge Morath. Fotografare da Venezia in poi presenta infatti anche una selezione dei suoi principali reportage fotografici dedicati alla Spagna, Iran, Francia, Inghilterra-Irlanda, Stati Uniti d’America, Cina e Russia. Ampio spazio è inoltre riservato ai suoi ritratti di personaggi famosi tra cui Arthur Miller, Igor Stravinsky, Alberto Giacometti, Pablo Picasso, Jean Arp, Alexander Calder, Marylin Monroe e Audrey Hepburn, solo per citarne alcuni.
“La fotografia è essenzialmente una questione personale: la ricerca di una verità interiore”: e le fotografie di Inge Morath non solo riflettono la sua sensibilità, ma rappresentano anche le pagine del suo diario di viaggio lungo tutta una vita.

LINK
- Un museo sottomarino per salvare i fondali del Mediterraneo - Settembre 1, 2023
- Le Dolomiti per Simone Turra - Luglio 7, 2023
- Fabrice Hyber riporta in vita la foresta di Venezia all’Espace Vuitton - Giugno 9, 2023