Mario Cristiani, uno dei tre fondatori della celebre Galleria Continua ci ha raccontato la prima giornata della fiera milanese.
Fiera bagnata, fiera fortunata, si dice così, no? Non so se sia vero, ma il Miart 2023 è iniziato così, con un una Milano fredda e umida. Anche questa volta non abbiamo saputo resistere dall’importunare volti noti del mondo dell’arte chiedendoli un primo parere sulla fiera milanese.
Per il Miart però ho voluto fare qualcosa di diverso e ho provato a fare le solite domande a qualcuno che vive la fiera da dentro, qualcuno che sia realmente presente con uno stand e che abbia partecipato a più edizioni del Miart. Vago per il corridoio A e il soggetto da intervistare mi appare davanti agli occhi o per meglio dire sopra la testa: Booth A75, Galleria Continua.

Galleria Continua apre a San Gimignano, in Toscana, nel 1990, su iniziativa di tre amici: Mario Cristiani, Lorenzo Fiaschi e Maurizio Rigillo. Trovando sede negli spazi di un ex cinema, Galleria Continua inizia la sua scalata in una posizione del tutto inaspettata, lontano dalle grandi città e dai centri urbani ultramoderni. Nel corso di questi trent’anni Galleria Continua ha costruito una forte identità attraverso i suoi legami e le sue esperienze, in un susseguirsi di inaugurazioni di nuove sedi: oggi se ne conta all’attivo otto, collocate in quattro continenti diversi. Entrando nel booth mi accoglie Mario Cristiani, che oltre a essere uno dei tre fondatori della Galleria, è anche il Presidente di Associazione Arte Continua, un’associazione no-profit che da molti anni cerca di stabilire un nuovo rapporto tra la città e la natura per creare legami innovativi tra l’Arte, l’Architettura e il Paesaggio, restituendo all’arte stessa il ruolo centrale per la formazione dei cittadini del presente e del futuro.
Ci sediamo al tavolo in mezzo allo stand, lì intorno a noi c’è davvero un grande viavai di gente: ci sono visitatori, collezionisti, giornalisti, amici e qualche curioso. Prendo il mio cellulare aziono la registrazione e si parte.
Quali sono le impressioni di questa prima giornata? Rispetto alle edizioni precedenti ti hai notato cose diverse?
Devo essere sincero, ancora non ho visto molto, da quando sono arrivato ho iniziata ad accogliere persone nello stand e non abbiamo avuto un attimo di pausa. Per adesso le impressioni sono molto positive, ci sono collezionisti e addetti ai lavori che chiedono e sembrano essere molto interessati ai lavori esposti.

Per questo Miart 2023 quali artisti avete proposto?
La scelta credo che sia una sintesi piuttosto equilibrata: abbiamo portato artisti di fama mondiale, dato spazio alla sperimentazione ed esposto un buon numero di artisti italiani. Abbiamo dedicato un’intera parete a Leandro Erlich, celebre artista argentino che a breve aprirà la sua mostra personale al Palazzo Reale a Milano, poi troviamo, per citarne altri, Giovanni Ozzola, Antony Gormley, Loris Cecchini. Con quest’ultimo, insieme all’architetto Mario Cucinella, realizzeremo un talk, organizzato da Miart in collaborazione con Triennale Milano, sabato 15 aprile alle ore 18.00, intitolato “Le Città del Futuro”. Sarà un’occasione per raccontare gli sviluppi del grande progetto che stiamo portando avanti con l’Associazione Arte Continua nel Comune di Prato. Da sempre sosteniamo un’idea nuova di città e di viverla. Con azioni no-profit, di tanti amici che ci sostengono, cerchiamo di progettare un concetto abitativo innovativo per il quale l’arte farà parte del tessuto urbano, migliorando anche la qualità della vita di zone più periferiche.
Il Miart è un luogo dove si può ancora sperimentare nella selezione degli artisti o è una fiera dove necessariamente si devono fare solo scelte di tipo economico?
Assolutamente sì, è un luogo dove si può sperimentare e questa è la nostra ottica. Fiere come Miart e Artissima, sono grandi realtà dov’è possibile mettersi alla prova anche con scelte più coraggiose. In parte, questo approccio è dovuto anche al volume più ridotto del collezionismo italiano rispetto alla media internazionale, permettendo l’esposizione, anche in fiere importanti come queste, di opere e artisti con cui sia possibile sperimentare. Quando pensiamo agli artisti da portare in stand, cerchiamo di creare una sintesi equilibrata tra quelli più affermati, quelli in forte crescita e qualche sperimentazione.

Si fa fatica a collezionare artisti italiani, oppure no?
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