I più importanti artisti contemporanei internazionali celebrano i trent’anni della Fondazione Sandretto Re Rebaudengo. A Palazzo Strozzi, fino al 18 giugno.
Una parata di stelle.
Ci sono proprio tutti: dai più noti Maurizio Cattelan, Damien Hirst, Anish Kapoor, Cindy Sherman, Lynette Yiadom-Boakye, William Kentridge, Sarah Lucas, Berlinde De Bruyckere, Barbara Kruger, Lara Favaretto e Katharina Fritsch, fino a Vanessa Beecroft, Tino Seghal, Glenn Brown, Douglas Gordon & Philippe Parreno.
E, ancora, Thomas Schütte, David Medalla, Thomas Struth, Rudolf Stingel, Ragnar Kjartansson, Fiona Tan, Paola Pivi, Shirin Neshat, Josh Kline, Jeff Wall, Adrián Villar Rojas, Thomas Ruff, Charles Ray, Mark Manders, Michael Armitage, Cerith Wyn Evans,Wolfgang Tillmans, Cecily Brown e Pawel Althamer.
Reaching for the Stars. Da Maurizio Cattelan a Lynette Yiadom-Boakye riunisce i protagonisti della scena artistica contemporanea a Palazzo Strozzi, capolavoro dell’architettura rinascimentale a Firenze, la cui storia è fortemente legata al mecenatismo e al collezionismo.
L’esposizione, curata da Arturo Galansino, rende omaggio ad una delle più prestigiose collezioni italiane d’arte contemporanea, la Collezione Sandretto Re ReBaudengo, che quest’anno festeggia trent’anni di attività.
Avviata nel 1992 e da allora in continua espansione, comprende ad oggi più di 2000 opere sia di giovani emergenti che di artisti di fama internazionale esposte nei più importanti musei europei.
L’omonima Fondazione, attiva dal 1995 e tra le prime fondazioni private aperte in Italia, è un osservatorio sulle tendenze artistiche e i linguaggi culturali del presente, un’istituzione no profit che rispecchia gli indirizzi di un nuovo mecenatismo, basato sulla condivisione di passioni, saperi e risorse individuali.

A dare il benvenuto ai visitatori GONOGO di Goshka Macuga, un imponente razzo alto oltre 15 metri installato all’interno del cortile di palazzo Strozzi. Collocato su una struttura blu fluorescente che ricorda una rampa di lancio, sembra essere in attesa di venire lanciato, incarnando una delle massime aspirazioni dell’uomo: viaggiare nell’orbita spaziale.
GONOGO però è saldamente ancorato al terreno e si capisce che non potrà mai volare, e grazie a questa sua ambiguità incoraggia i visitatori a guardare verso il cielo e le stelle, proiettando la propria anima verso il futuro.
«La mia scultura – ha dichiarato l’artista – visualizza i dilemmi che stiamo affrontando: incarna la fantasia e la nostra realtà, la nostra aspirazione e il nostro fallimento. GONOGO risponde agli opposti che definiscono aree problematiche della nostra cultura e del nostro linguaggio e che quindi creano divisioni, piuttosto che un’unione. Questa divisione non è solo un fenomeno sociale, ma qualcosa in cui ciascuno di noi può identificarsi individualmente. Per me il lavoro riflette su una dualità intrinseca, mi porta a pensare alle contraddizioni della comprensione binaria delle strutture del nostro mondo».
Tra i progetti finalisti al concorso per il Fourth Plinth di Trafalgar Square a Londra, a fine mostra l’opera – che ha un’estensione come piattaforma digitale interattiva collegata alla pagina web www.gonogo.space – verrà trasferita sull’Isola di San Giacomo a Venezia nella nuova sede della fondazione Sandretto Re Rebaudengo .

Il percorso alla scoperta di oltre settanta opere – esposte in tutti gli spazi di Palazzo Strozzi, dal Piano Nobile alla Strozzina, prosegue con “1000 Names”(1983) di Anish Kapoor e “Love is Great” (1994) di Damien Hirst, dove l’amore è rappresentato come una trappola mortale.
Altra versione dello stesso sentimento in “Nice Tits” di Sarah Lucas, che invita a riflettere sulla considerazione del corpo femminile come mero oggetto del desiderio.

Ampio spazio viene dato alla pungente ironia di Maurizio Cattelan.
L’artista padovano è presente, tra le altre, con l’autoritratto/pupazzo in completo di feltro grigio – “La Rivoluzione siamo noi” (2000), “Bibidibobidiboo” (1996) – lo scoiattolo suicida che apre le più varie e personali interpretazioni giocando sul tema del memento mori – e Lullaby, il sacco in cui sono raccolte le macerie dell’attentato mafioso al PAC di Milano nel 1993.


Reaching for the Stars abbraccia molteplici tematiche – dalla storia contemporanea all’identità culturale – invitando il visitatore ad esplorare differenti argomenti attraverso la ricca varietà di messaggi e linguaggi utilizzati dagli artisti.
Cindy Sherman in “Untitled Film Stills”, propone una riflessione sociale e politica sul tema dell’identità, mentre Barbara Kruger e Sherrie Levine indagano sul ruolo della donna nella società.
Analizza il tema della solitudine e dell’alienazione Pawel Althamer, che nella sua scultura di materiali organici (cera, capelli, grasso e intestino animale) rappresenta se stesso nudo ed invecchiato per osservarsi dall’esterno.

In “9/12 Front Page” (2001) racconta uno dei momenti più rappresentativi del contemporaneo – l’attentato alle Torri Gemelle dell’11 settembre 2001 – attraverso le prime pagine delle principali testate internazionali uscite il giorno dopo.
Una narrazione di un unico evento dalle più svariate, contrastanti, interpretazioni.

Il «viaggio intergalattico nel cosmo dell’arte», come Galansino ha definito Reaching for The Stars, merita sicuramente una visita.
La consigliamo soprattutto perché esplora le principali ricerche artistiche degli ultimi decenni attraverso la prospettiva di oltre 50 artisti di generazione e provenienza geografica e culturale differenti.
È un’occasione per riflettere sul presente e il futuro dell’arte, puntando verso un universo infinito.
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