A Talamone, nella Maremma toscana, Paolo Fanciulli ha dato vita al progetto “La Casa dei Pesci”, un museo sottomarino nato con l’obiettivo di contrastare la pesca illegale.
Ho scoperto la storia di Paolo Fanciulli in occasione di una serata dedicata all’oceano e alla sua protezione organizzata da Patagonia a Ocean Space a Venezia. Il focus principale dell’incontro era dedicato alla pesca a strascico, una pratica aggressiva che mette in grave pericolo l’equilibrio del mare e minaccia di distruggere gli ecosistemi marini. Durante la serata sono state presentate, attraverso la proiezione di tre imperdibili documentari realizzati da Patagonia, le storie di alcune persone che si battono ogni giorno per la tutela e la protezione dei mari, spesso mettendo in pericolo la loro vita.
Le testimonianze proiettate hanno sottolineato come gli effetti devastanti della pesca a strascico siano comuni in molti fondali (dalla Maremma toscana alla costa occidentale scozzese, dalla riserva naturale dell’estuario del Sado, in Portogallo, al Galles) e hanno contribuito a far conoscere le incredibili storie di uomini e di donne che si impegnano a ridare vita ai mari delle loro zone ripristinando flora e fauna locali, creando attività responsabili e mostrando come possiamo lavorare con, e non contro, il nostro oceano.

E quella di Paolo Fanciulli era proprio una di queste storie. Paolo è un pescatore toscano che da quasi 40 anni si batte per impedire che i pescherecci a strascico distruggano le importantissime praterie di Posidonia e i coralli del Mediterraneo, denunciando il problema e collaborando con associazioni ambientaliste fino ad arrivare ad attaccare i pescherecci personalmente, a bordo di gommoni.
La pesca a strascico è una pesca che non è più sostenibile – racconta Paolo nel documentario – è come se un cacciatore bruciasse un bosco intero per uccidere un solo cinghiale. Ho rischiato la vita molte volte, ma alla fine sono riuscito a coinvolge la regione Toscana in un grande progetto che prevedeva la messa in mare di 800 grandi blocchi di cemento. Ci ho messo vent’anni.
Già di per sé il progetto iniziale si presentava come un grandissimo passo avanti per impedire le azioni di pesca illegale a strascico: questi grandi blocchi di cemento, infatti, avevano dei tondini d’acciaio piegati a gancio per danneggiare l’attrezzo da pesca. Questa soluzione però non si è rivelata sufficiente, soprattutto in termini di finanziamenti. Il passo successivo allora è stato quello di coinvolgere il comparto ittico di AGCI Agrital, il WWF Italia, la Federazione Italiana Pesca Sportiva ed Attività Subacquee (FIPSAS), il Comune di Orbetello, e molte altre imprese e associazioni locali, oltre ai moltissimi turisti italiani e stranieri che Paolo ospita ogni giorno sulla sua barca, per dare vita a quella che oggi è diventata “La Casa dei Pesci” (raccontata anche nell’omonimo libro edito da Palombi editori).

Non più solo semplici blocchi di marmo, ma delle vere e proprie sculture realizzate da artisti da tutto il mondo che hanno contribuito ad arricchire lo splendido fondale che piano piano si sta ripopolando.
Per passare dai blocchi di cemento alle sculture – continua a raccontare Paolo – mi ha aiutato tantissimo il mio lavoro: ogni giorno ospito persone sulla mia barca e racconto questa storia. Quando ho chiesto agli artisti di collaborare a questo progetto c’è stato un passaparola generale e sono stati felici di donare il loro lavoro per difendere il nostro mare.
Attualmente le sculture in mare sono 44 e formano un museo sottomarino unico al mondo. Si tratta infatti di un museo “a mare aperto” visibile a tutti, basta immergersi alcuni metri in profondità per ammirare queste sculture di marmo davvero uniche: ci sono volti di donne, conchiglie, sirene, stelle marine, figure umane ricoperte di alghe. I blocchi di marmo grezzi arrivano dalle Cave Michelangelo e prendono forma in un uliveto immerso nella maremma: le sculture hanno tutte come soggetto il mare, rivisitato in base alle ricerche degli artisti che hanno partecipato con entusiasmo al progetto tra cui Anna Torre, Claudia Zanaga, Ege Kolcu, Masha Paunovic, Giorgio Butini, Massimo Catalani, Massimo Lippi e Emily Young, solo per citarne alcuni. Il prossimo obiettivo, oltre a continuare ad arricchire il museo con nuove sculture, sarà quello di prevedere l’illuminazione notturna delle opere con lampade alimentate a energia solare e di installare delle videocamere per consentire a tutti la visita alla Casa dei Pesci.

La Casa dei Pesci ci ricorda che l’arte va ben oltre i confini delle pareti tradizionali, ci sfida a esplorare nuove prospettive e ci invita a riflettere sul nostro ruolo nel mondo, incoraggiandoci a preservare il nostro bene più prezioso.
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