Sempre in giro in Italia ed all’estero tra un evento e un museo, Elisabetta Roncati è una delle (ormai troppe?) creator digitali nel settore culturale ed artistico che abbiamo in Italia. Ciò che la distingue è aver creato una vera e propria azienda con marchio registrato, collaborando nella creazione di campagne con alcune delle principali gallerie nazionali ed internazionali. Elisabetta è una delle cinque creator digitali italiane più seguite su Instagram e TikTok.
C’è un’opera d’arte che ti identifica e che potrebbe descriverti meglio delle parole?
Sinceramente non so se possa davvero descrivermi, ma il capolavoro di cui ti sto per parlare è senza dubbio il mio preferito. Si tratta di “Narciso” di Caravaggio, che mi ha sempre affascinata, fin dalla più tenera età. Nella casa dei miei genitori, in cameretta, ne ho appeso una riproduzione proprio sopra al letto. L’avevo acquistata a Palazzo Reale Milano, durante un’esposizione in cui era presente anche l’opera. La prima volta che la vedevo dal vivo in uno dei miei luoghi del cuore. La sua storia è curiosa ed affascinante allo stesso tempo: attualmente conservata alla Galleria Nazionale d’Arte Antica del romano Palazzo Barberini, è stata attribuita al maestro della storia dell’arte in primis dal grande Roberto Longhi, sebbene la sua esecuzione sia stata via via assegnata allo Spadarino, a Orazio Gentileschi, a Niccolò Tornioli e così via. Insomma, una vicenda caratterizzata da incertezze e opinioni discordanti, come lo stesso personaggio del quadro, che si sporge su uno specchio d’acqua. Un riassunto perfetto della mia storia personale degli ultimi anni e dell’attività che svolgo, con l’altalenarsi degli algoritmi e degli aggiornamenti dei social media con cui mi confronto ormai dal 2018. E poi Roma è una città per cui provo una sorta di “odi et amo” e che nei prossimi mesi dovrò frequentare molto spesso per l’inizio di un’avventura televisiva importante. Ma questa è un’altra storia.
Perché hai iniziato la tua avventura lavorativa sui social?
Potremmo citare i cosiddetti “casi della vita”, perché l’intreccio tra passione e storia personale è profondo e a ciò devo la creazione del marchio registrato “ArtNomadeMilan”, che non è solo un insieme di profili su tutti i principali social media attualmente esistenti, ma anche un’attività che mi garantisce la fornitura di servizi a molti soggetti del settore arte (da istituzioni culturali, a fiere e gallerie), portata avanti da un team di giovani professioniste che lavora con me. Parlo del come e perché mi sia approcciata ai social media nella postfazione del mio primo libro, edito da Rizzoli, in uscita proprio a fine settembre. Affronto tematiche a me molto care: queerness, diritti civili ed ovviamente arte visiva. Non riuscirei a condensare in queste poche righe quelle pagine, dove ho svelato parti di me che pochi conoscono, parlando totalmente a “cuore aperto”. Mi sono sentita libera e spero che il volume possa aiutare altre persone a prendere coraggio ed abbattere i muri dell’omertà e della diffidenza nei confronti del prossimo.

Quando hai capito che poteva diventare un vero e proprio lavoro?
Quando parli di arte, di cultura senti una qualche responsabilità nei confronti di chi ti ascolta?
Eccome! Sono una persona che ha uno smaccato senso del dovere, della giustizia e dell’equità verso il prossimo. Tant’è vero che il libro di cui accennavo sopra si intitola “Arte queer. Corpi, segni, storie” ed è dedicato alla storia visiva della comunità LGBTQIA+, arrivando fino ad artisti ultra-contemporanei. Ne ho coinvolti ben 50 da ogni parte del mondo. L’amore per i diritti civili e per la libertà individuale è, finalmente, un tema che posso esternare senza più remore.
Secondo te è più importante l’immagine, o la qualità e i contenuti, nel tuo settore?
Quanta ricerca c’è dietro il tuo lavoro? Che studi hai conseguito?
Questo mito che gli Influencer sono dei perditempo, vogliamo sfatarlo?

Chi vorresti intervistare nel settore?
Il progetto più innovativo incontrato fino a qui e di cui ci vuoi parlare?
Prima di iniziare una registrazione, cosa fai? Tic o altro di cui ci puoi dire?
Gatto o cane?
Ci puoi raccontare una cosa divertente che ti è successo nel tuo ruolo di influencer/creator digitale?
Periodicamente ricevo e-mail da cui si deduce che mi abbiano scambiato per un’artista. A cosa si debba questo misunderstanding non l’ho ancora capito. Perciò vi aspetto tutti sul mio profilo IG per venire a capo del mistero. Chissà che non sia un ulteriore messaggio del destino!
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