IA e copyright, la parola al giudice

Come l’intelligenza artificiale sta cambiando il mondo del cinema

Alla fine degli anni Settanta, il produttore e regista Steven Lisberger cercava finanziamenti per lo sviluppo di un’idea suggeritagli dal videogioco Pong e grazie alla Disney, che decise di investire per la prima volta sulla computer grafica, il progetto vide la luce nel 1982 accompagnato da una martellante campagna stampa. Nonostante la delusione al botteghino, Tron è il primo – avveniristico per l’epoca – film sulla realtà virtuale che profetizza i pericoli dell’informatizzazione di massa e dell’intelligenza artificiale; la realizzazione stessa del film ha preconizzato i rischi della rivoluzione digitale nel cinema: allora, gli animatori della multinazionale statunitense si rifiutarono di collaborare a una pellicola la cui tecnologia, un giorno, avrebbe potuto togliergli il lavoro.

Attori di Hollywood in sciopero, ph. Katie McTiernan, Anadolu Agency/Getty Images

Dopo quarant’anni, la Disney (cui si aggiungono Netflix, Paramount e Warner Bros) si trova ad affrontare una nuova battaglia a causa dell’uso non regolamentato degli strumenti di intelligenza artificiale: il sindacato degli attori americani, la Screen Actors Guild-American Federation of Television and Radio Artists, è entrato in sciopero per limpatto di questi strumenti nel mondo della recitazione, protesta già avviata dal movimento dei membri della Writers Guild of America, gli sceneggiatori di Hollywood.

I nostri interpreti in background potrebbero essere scannerizzati, ricevere un giorno di paga e le loro aziende dovrebbero essere proprietarie di quella scansione, della loro immagine, della loro somiglianza e dovrebbero essere in grado di usarla per il resto dell’eternità in qualsiasi progetto vogliano, senza alcun consenso e senza alcun compenso” ha affermato Duncan Crabtree-Ireland, direttore del SAG-AFTRA, durante le prime ore della protesta.

A Recent Entry to Paradise, 2018 (IA), prompt Stephen Thaler

Posto che il processo di integrazione delle IA è cominciato da diversi anni e già vengono utilizzate in tutto il processo produttivo (sceneggiatura, piano delle riprese,  casting, creazione di scenari artificiali e di personaggi, ringiovanimento e invecchiamento, et cetera) e che l’introduzione di queste tecnologie stia rapidamente trasformando il cinema, ridefinendo i limiti della creatività umana, è chiaro che questa nuova era dell’arte necessita di ricerca e soprattutto di regolamentazione per questione etiche (deepfake), morali e per la concessione dei relativi diritti. Una prima risposta è arrivata da un tribunale americano, per il caso dello scienziato Stephen Thaler per un’immagine creata dalla sua Creativity Machine. Il giudice Beryl Howell ha sostenuto: “L’atto della creazione umana è stato centrale nel diritto d’autore americano fin dalla sua concezione. I soggetti non umani non hanno bisogno di incentivi con la promessa di diritti esclusivi protetti dalla legge degli Stati Uniti e il copyright, di conseguenza, non è disegnato per raggiungerli… L’autorialità umana è la base del copyright”.

Andrea Campo
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