Al MAMbo di Bologna una giornata dedicata all’arte urbana e alle sue influenze
L’arte è una forza potente, in grado di trasformare i luoghi più anonimi in tele suggestive e coinvolgenti, in nessun altro luogo questa trasformazione è così evidente come nella street art. Questa forma d’arte urbana, talvolta chiamata “arte di strada” o “graffiti”, rendendola come spesso accade con le novità, distanti dalle cose che si accettano è molto più di un semplice atto di vandalismo o ribellione giovanile; è un fenomeno culturale che incarna la creatività, l’identità urbana e spesso, la protesta sociale.
La street art ha radici piuttosto recenti, risalenti agli anni ’60 e ’70, quando artisti come Jean-Michel Basquiat e Keith Haring hanno iniziato a dipingere sui muri di New York City. Questi artisti hanno aperto la strada per una nuova generazione di creativi urbani che hanno abbracciato la strada come tela. La street art è un’arte immediata e accessibile, i murales, gli stencil, i poster e i graffiti compaiono in ogni angolo del mondo, dalle grandi metropoli alle piccole città. Questi artisti di strada creano opere d’arte che sono spesso provocatorie, affascinanti o semplicemente belle; la loro espressione può abbracciare una vasta gamma di temi, dalla politica alla natura, dalla cultura popolare alla storia locale.

Ma come ogni cosa che spesso all’inizio non viene compresa, e la storia dell’uomo è piena di accaduti del genere, nonostante il suo crescente riconoscimento come forma d’arte, la street art è ancora spesso vista con sospetto da parte delle autorità e di alcuni membri della società. La lotta tra la legittimità artistica e la vandalizzazione è un tema centrale della street art, molti artisti operano nell’ombra, sfidando le leggi locali per condividere il loro messaggio con il mondo. Allo stesso tempo, ci sono casi in cui le autorità cittadine abbracciano la street art come un’attrazione turistica e un modo per migliorare il paesaggio urbano.

A Bologna, capitale italiana della street art dove in tempi non sospetti una bravissima Francesca Alinovi, con la sua mostra (postuma) Arte di Frontiera, apriva le danze su un tema così vasto come l’arte urbana, proprio in questi giorni si è aperto il progetto e tavola rotonda: L’urban art e la rigenerazione dei luoghi che vede coinvolti JOYS, MONEYLESS, ETNIK e ZED1 promosso da Prologis, in collaborazione con MAMbo – Museo di Arte Moderna di Bologna | Settore Musei Civici Bologna e con il patrocinio di Comune e Città metropolitana di Bologna. Una giornata dedicata all’arte urbana e alle sue influenze nella riqualificazione degli spazi pubblici, in occasione dello svelamento ufficiale delle grandi opere commissionate dall’azienda presso l’Interporto di Bologna. Il complesso di opere a cielo aperto promosso da Prologis all’Interporto di Bologna costituisce il primo nucleo di un vero e proprio museo di Urban Art a livello mondiale ospitato in un parco logistico, e da sottolineare al suo interno il progetto, coordinato dall’art director Hemo – Enrico Sironi, che ospita la più grande opera di urban art mai realizzata in Italia firmata da JOYS e dal titolo”Panorama vibrante”. Il lavoro intende rendere omaggio a Bologna, città riconosciuta storicamente come culla dell’Urban Art in Italia.
Le opere che possono essere viste anche da fuori sono davvero notevoli e risaltano un luogo nato per altro proprio come nella più grande natura della street art degli ultimi 25 anni, recuperare spazi e rigenerarli con la creatività.
Un gran progetto che finalmente da spazio in maniera naturale ad un ramo importante dell’arte, e tutto questo con una visione verso il futuro che fa ben sperare anche per altre città italiane.
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