Christo l’étranger per la prima edizione di Gagosian Open 

In occasione di Frieze London, Gagosian ha scovato una casa abbandonata nel quartiere Spitalfields a Londra per ospitare le opere giovanili di Christo

Poco lontano dalla frenesia di Liverpool Station a Londra c’è una strada residenziale immersa nel silenzio, Princelet Street, parte del quartiere Spitalfield. Sviluppatosi nel XVIII secolo, questo quartiere era la casa di lavoratori londinesi e migranti francesi ugonotti, che sul finire del 1600 fuggirono dalle persecuzioni religiose e che svilupparono, negli anni a seguire, l’industria della tessitura della seta.

Qui, al numero 4 di Princelet Street, c’è una vecchia casa abbandonata che Gagosian ha scelto per dare vita per la prima volta a Gagosian Open, un ambizioso programma di progetti temporanei che escono dalle classiche mura della galleria per dare la possibilità al pubblico di approcciarsi ad opere d’arte straordinarie in contesti insoliti. E insolita è proprio questa casa del 1723 sviluppata su quattro piani (riconoscibile per l’instragrammabile facciata rosa), in origine dimora di Sir Benjamin Truman, che decise di vivere lì perché vicino al birrificio della sua famiglia. A partire dal 1840 però, l’intero quartiere andò in declino e la casa venne abitata da diverse famiglie fino alla fine del secolo, quando poi Spitalfields divenne sede delle comunità ebraiche e del Bangladesh.

4 Princelet Street, London exterior view

In questa casa, dal 6 al 22 ottobre, è stato possibile ammirare una magnifica selezione di opere giovanili dell’artista bulgaro Christo. Christo. Early Works, curata da Elena Geuna, si sviluppava su tutti e quattro i piani della casa, che non è stata minimamente toccata per questa speciale occasione (i piani superiori hanno ancora i mattoni gialli originali). Se questa prima edizione di Gagosian Open è nata come una scommessa, sicuramente è stata vinta. Le opere di Christo sembrano essere lì da sempre, in un dialogo perfetto con il resto della casa dove il legno e il suo scricchiolio sono gli elementi dominanti.

Non è assurdo dire che qui il tempo si è fermato: tutto è immobile, sospeso in un tempo indefinito poco accogliente. Anche se ci troviamo in una casa dalle dimensioni raccolte, infatti, non ci sentiamo avvolti dal calore famigliare: piuttosto la sensazione è di essere degli étranger, proprio come si è sentito costantemente Christo nel corso della sua vita (I was l’étranger, the foreigner, I was a refugee, I was stateless. I felt I was all the time l’étranger and still today in New York I am l’étranger – Christo, Cahiers d’Art, 2020), che ha provato sulla sua pelle l’esperienza di rifugiato politico, fuggendo dalla Bulgaria dell’era di Stalin a Praga, per poi trasferirsi a Vienna, Ginevra, Parigi e infine stabilirsi a New York.

Artwork © Christo and Jeanne-Claude Foundation Photo: Lucy Dawkins Courtesy Gagosian

I lavori esposti, alcuni per la prima volta – come un paio di scarpe blu, appartenute alla moglie, avvolte nella plastica – sono stati realizzati tra la fine del 1950 e il 1981 e rappresentano le prime sperimentazioni di Christo con l’impacchettamento di oggetti di uso quotidiano con corde, spaghi, tessuti o plastica, che vengono così oscurati alla vista. È solo il primo passo verso i monumentali progetti pubblici che verranno dopo, realizzati insieme a Jeanne-Claude, come Wrapped Coast a Sydney, The Pont Neuf Wrapped a Parigi, Wrapped Reichstag a Berlino, The Gates a New York, solo per citarne alcuni.

Artwork © Christo and Jeanne-Claude Foundation Photo: Lucy Dawkins Courtesy Gagosian

In questa dimensione intima, gli oggetti impacchettati alludono alla salvaguardia degli effetti personali e allo stesso tempo trasmettono l’idea di migrazione. Migrante Christo, migranti le famiglie che hanno vissuto al 4 di Princelet Street. L’intento di Christo è quindi duplice: da un lato vuole custodire questi oggetti quotidiani per il futuro esattamente come sono, in tutta la loro integrità, dall’altro vuole trasmettere un senso di fugacità, come se fossero pronti per partire o fossero lasciati lì volutamente a occupare un angolo di questa casa vuota. Sta a noi poi riempirla con la nostra immaginazione.

Artwork © Christo and Jeanne-Claude Foundation Photo: Lucy Dawkins Courtesy Gagosian
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Francesca De Pra
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