Quel meraviglioso “parco divertimenti” Torino Art Week 2023

Una settimana tra pollai, eventi esclusivi, colazioni offerte e pensieri ad alta voce. Visto da fuori, il mondo dell’arte è un parco divertimenti meraviglioso

Dopo la settimana dell’Art Week torinese quello che rimane è un raffreddore, dovuto alle basse temperature e alla pioggia del capoluogo piemontese, un forte mal di testa per le sbronze subite e tanti pensieri nella testa. Non è facile vivere all’interno del mondo dell’arte contemporanea, entrarci è un’impresa ardua, e lavorarci (venendo pagato) è ancora più difficile, ma se ci riesci entri in una realtà totalmente folle, schizofrenica e allo stesso tempo divertente. Spesso accade di sorprendersi per ciò che si incontra al suo interno e quando pensi di aver visto tutto è proprio allora che rimani incredulo di fronte a qualche nuovo progetto. È un mondo in continua evoluzione, come ha ricordato Angela Vettese, durante l’incontro Younger Than Jesus, organizzato dal Giornale dell’Arte e che ha avuto luogo al FIATCafè500 della Pinacoteca Agnelli.

«Per raggiungere il proprio sogno” è fondamentale stare sempre allerta e chiedere il massimo a sé stessi, e in questo lo sport ci dà un giusto termine di paragone. Si cade, si ricade e ci si deve rialzare. Resistenza, attenzione e studio costante sono imperativi necessari per chi sogna una carriera in ambito artistico. È necessario rimanere sempre aggiornati sulle novità senza mai rimanere indietro perché il rischio di pagarne le conseguenze diventa sempre più alto». Mentre le parole della Vettese perforavano la mia coscienza, alimentando il mio stato d’ansia perenne per la continua paura di fallire, non potevo far altro che sorseggiare quell’ottimo cappuccino offerto dal catering dell’evento.

Younger Than Jesus è stata la prima occasione in cui ho sentito pronunciare certe parole «Non è possibile che quasi la totalità delle riviste d’arte non paghino chi scrive gli articoli, è inaccettabile, così come non riconoscere una fee a un curatore o un artista quando si fa una mostra!». Una tavola rotonda dove si è parlato veramente del mondo dell’arte e delle difficoltà dei giovani, uno scambio di idee sincere tra Sarah Cosulich, Direttrice della Pinacoteca Agnelli, Francesco Manacorda, curatore indipendente (prossimo direttore del Castello di Rivoli), Edi Guerzoni, del collettivo «Altremuse» e la curatrice in residenza della Quadriennale di Roma Gaia Bobò, il tutto moderato dal curatore e giornalista Nicolas Ballario.
Installation view,Thomas Bayrle. Form Form Superform, Pinacoteca Agnelli Torino, 2023, ph. Sebastiano Pellion di Persano

Visto che mi trovavo già nella bellissima Pinacoteca Agnelli – e se non avete mai visitato questo centro culturale, vi consiglio di farlo, anche solo per vedere la storica pista dove FIAT testava le sue auto per il collaudo – ho colto l’occasione per visitare la mostra Form Form SuperForm dedicata all’artista di origine tedesche Thomas Bayrle. Protagonista della generazione del dopoguerra in Germania e pioniere della Pop Art (anche se non sempre citato tra i maestri), Bayrle osserva i processi di trasformazione della società evidenziando nelle sue opere il rapporto di interdipendenza tra azione individuale e collettività.

La mostra Form Form SuperForm propone un percorso composto da novanta opere, tutte in forte connessione con la storia del luogo dove siamo. Il percorso espositivo ti accoglie con un vero e proprio concerto dove al posto degli strumenti troviamo rumori di auto, pistoni che si muovono, il tutto diretto da un eccezionale maestro d’orchestra: un tergicristallo che ondeggia in un loop infinito. La mostra prende il titolo dalle celebri “superforme” dell’artista, complessi pattern realizzati da Bayrle a partire dalla ripetizione di unità, di persone, prodotti o meccanismi, con cui negli anni Sessanta ha anticipato il linguaggio digitale del pixel.

Oltre a questa mostra la Pinacoteca ospita il progetto espositivo, dal titolo Vulcanizzato, che pone in dialogo le opere dell’artista Lucy McKenzie con due sculture di Antonio Canova. Sulla Pista 500 invece, sono state posizionate quattro nuove installazioni enormi dello stesso Bayrle, di Julius von Bismarck, Alicja Kwade e di Shirin Aliabadi. Tuttavia, devo ammettere che nelle giornate di sole l’installazione più imponente e affascinante rimane ancora quella creata dalle Alpi, che con le sue cime innevate crea una cornice perfetta.
Installation view, Alicja Kwade, 2023, Pista 500, Pinacoteca Agnelli Torino. Image courtesy Pinacoteca Agnelli, Torino

Dopo aver lasciato la zona di Lingotto mi sono diretto verso il Parco del Valentino. Alle porte di questo meraviglioso spazio verde si trova Villa Sanquirico, un edificio in stile Liberty ed è lì che mi aspettava Nicolas Ballario per visitare uno dei progetti più folli di tutta questa Art Week torinese.

Con il titolo New Egg, questa inaspettata collezione di pollai domestici ha saputo guadagnarsi la curiosità di tutto il mondo dell’arte e non solo. Avete capito bene, pollai, oggetti che travalicano i confini tra arte, design e architettura, pensati dal duo artistico Vedovamazzei.

Ma andiamo con ordine.

Se mettiamo insieme Giannoni & Santoni, una delle più grandi aziende leader nelle ristrutturazioni e della progettazione di spazi e opere d’arte, il suo visionario AD, Antonio Giannoni, l’ironico duo artistico Vedovamazzei, composto da due delle menti più pungenti del panorama artistico contemporaneo italiano, uno dei più apprezzati produttori di uova come Paolo Parisi e la curatela sarcastica e folle di Nicolas Ballario, cosa ci possiamo aspettare?

New Egg ne è stato il risultato, un percorso espositivo studiato appositamente per le sale liberty della villa, composto da20 pollai e una decina di galline che scorrazzavano in quegli spazi, ovviamente protette dal pubblico.

I pollai New Egg rappresentano la possibilità di realizzare un ambiente di vita ideale per la gallina, animale troppo spesso costretto a vivere all’interno di allevamenti intesivi in condizioni ad altissima densità, spazi bui e privi di qualsiasi stimolo. Questi oggetti di arte e design sono stati concepiti come spazi capaci di rispondere al meglio alle esigenze e al benessere dell’animale. Considerando anche il numero di uova prodotte durante i quattro giorni della mostra siamo sicuri che quelle galline si sentivano comode, libere e, soprattutto, al sicuro, forse anche affascinate per gli stucchi e la decorazione storica di quelle sale. 

In un mondo in cui siamo stati educati a non toccare le opere d’arte, qui assistiamo a un completo capovolgimento: le galline vivono all’interno dell’opera, ci mangiano, ci dormono e ci covano.

«La cifra di questi pollai è la stessa di Vedovamazzei: l’ironia», mi racconta Nicolas Ballario, «Ma è un’ironia colta, sofisticata, non fine a se stessa. Ogni pollaio lancia infatti grandi messaggi e non ti saprei dire se sia un pollaio che diventa opera d’arte o un’opera d’arte che diventa pollaio… Sarebbe come chiedere se è nato prima l’uovo o la gallina».
OFF GIANNONI & SANTONI, New Egg, Installation view, ph. Fabrizio Spucches

Ogni pollaio è un pezzo unico realizzato a mano, i cui esterni in legno presentano messaggi dallo spirito ironico e politico rappresentativi dell’arte di Vedovamazzei, capaci di innescare una riflessione su temi universali come l’emigrazione, la casa, la gestione delle risorse naturali e altro ancora. Quei pollai raccontano le storie misteriose delle galline che li abitano, mischiandole con miti antichi, favole e riflessioni sul nostro presente.

Oltre alla mostra, all’interno di quella villa, sabato 4 novembre si è tenuto anche il party più folle dell’Art Week torinese. In quegli spazi suggestivi, tra fiumi di gin tonic e svariati personaggi del mondo dell’arte si è ballato fino a tarda notte. Una festa su invito, dove musica electro pop, sapientemente selezionata, ha esaltato ancora di più il fascino dei pollai. Se vi state chiedendo delle galline vi posso rassicurare dicendovi che erano state preventivamente portate via prima dell’inizio della festa, proprio per evitare che la musica e gli invitati potessero compromettere quello stato di quiete emotiva che si erano costruite all’interno dei loro pollai.

Avrei potuto parlare di tanti altri eventi di questa Art Week torinese, ma ho voluto concentrare in questo pezzo due aspetti del mondo dell’arte contemporanea: l’aspetto più critico, quello della situazione del lavoro giovanile e quello più divertente e affascinante di mostre ed eventi che ti lasciano felicemente sbalordito.

Ripensando anche alle parole della Vettese e alle testimonianze di tanti giovani che, come me, provano a rimanere o a entrare in questo pirotecnico mondo dell’arte, mi torna in mente la storia del pollaio completamente dorato esposto a New Egg. A quest’opera è associata una delle favole più antiche, una di quelle che ci raccontano sempre quando siamo bambini, ma che certe volte sarebbe bene riascoltare. Vicino a quel pollaio c’era un piccolo pannello di cui vi riporto integralmente il testo:

LA GALLINA DALLE UOVA DORO

Una delle favole più famose della storia è attribuita allo scrittore greco Esopo e narra di un contadino che possedeva una gallina in grado di fare uova d’oro. Un giorno decise di ucciderla per impossessarsi di tutte le uova d’oro al suo interno, ma non trovò niente.

Per questo le galline possono costruirsi pollai d’oro e voi no.

Hanno pazienza.

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Alessio Vigni
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